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MOSTRA PERSONALE Maggio 2007 presso "Lo Spinario" - Reggio Emilia C'è qualcosa di misterico nel modo col quale Maristella Bono riesce a compenetrarsi nell'animo e nelle intenzionalità dei grandi maestri del passato, quasi che ripercorresse il loro interiore itinerario per ricomporne le grandi opere. Non si saprebbe come definire il risultato. Definirlo una "copia" sarebbe troppo riduttivo per quel che di tanto distaccato e scolastico che è insito nel comune significato di quel termine. "Replica" tanto meno, operazione appartenente soltanto allo stesso autore che ha eseguito il dipinto e che, per richiesta di committenti e per propria voglia, ama reiterare. Nella replica l'autore mantiene la carica emotiva assente nella copia. Maristella Bono compie il prodigio di catturare l'emozione che emana dai dipinti dei grandi che predilige. Leonardo, Annibale Carracci, Caravaggio, Vermeer, Modigliani, Van Gogh ed altri, purchè siano da tempo scomparsi. Le sue opere non si limitano alla rappresentazione del vero, non si attestano al livello della copia fedelmente eseguita, la sentiamo appunto "più vera del vero", per il valore aggiunto dell'emozione. "Quando mi trovo dinnanzi al dipinto di un grande - dice Maristella - lo osservo attentamente e mi sento a mia volta osservata. Mi annullo come se il mio stato d'animo mi venisse strappato nel momento in cui cerco di impossessarmi di quello che esprime l'immagine che mi sta difronte. Devo operare con lentezza, con pacatezza e a lungo". Che i capolavori del passato producano questo effetto sottile e misterioso, che può provocare nel riguardante persino una perdita di coscienza, è la sindrome di Stendhal non raramente riscontrata. Non ci sentiamo in preda di alcuna sindrome, beninteso, in presenza dei capolavori riproposti da Maristella, ma avvertiamo una sorta di turbamento, un imbarazzo, come se i maestri del passato ci apparissero innanzi improvvisamente, non come ombre o fantasmi, ma nella loro realtà essenziale. Alfredo Gianolio (Critico d'Arte) |